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MANCUSO MEZZA
DANCES IN MY MIND (CANADA)

Questo progetto è nato da un viaggio in Sicilia con Dominic Mancuso, cantante, chitarrista e compositore canadese. Una storia d’amicizia, tra spiagge incantate, incontri imprevisti da teletrasporto a Toronto, tanto pesce, vino e amici, teatro improvvisato in piazzette varie e schitarrate notturne: abbiamo iniziato a pensare a un ponte immaginario tra il Regno delle Due Sicilie e l’America.

Che storia incredibile quella di noi italiani! E noi abbiamo voluto raccontarla a modo nostro.

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NAPOLI JAZZ SONGS
VITTORIO MEZZA TRIO (CANADA)

Questo disco è nato da un’idea della mia amica Jadro Subic che ho conosciuto anni fa a Montreal. Arrivai in città da New York City in treno, un viaggio stupendo: tra paesaggi deserti, fiumi, una natura mozzafiato, ancora ricordo le emozioni che quello spaccato d’America mi ha regalato.
Alla mia proposta di un disco di arrangiamenti di brani pop/rock per un trio di jazz acustico, Jadro mi risponde: NAPOLI!!!

E Napoli fu, ma in Canada, nel senso che registrai a Toronto un disco di canzoni napoletane con due musicisti straordinari: George Koller e Davide DiRenzo. Che bello interagire con questo trio creando qualcosa di così intuitivo, solido, semplice, metamorfico; troppo divertente poi vedere lo spirito canadese doc respirare Napoli e le sue poesie in musica.

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MMEQ – MEZZA MILZOW EUROPEAN QUARTET (GERMANY)

Dopo MMP, con David Milzow si è pensato di fondare un quartetto europeo, quasi come una naturale evoluzione del primo progetto; un quartetto che spaziasse tra contemporay jazz e tradizione in maniera molto dinamica, dove il sax baritono e il fender piano ricreassero atmosfere surreali, mentre il soprano e il tenore si imbattessero nella coltre del tessuto armonico-ritmico del pianoforte acustico. In una serie di voli pindarici col supporto della batteria, il suono generale risulta vividamente permeato dalla forza di un imprinting europeo.

Un’amicizia, quella con David, che mi ha portato ogni anno in tour Germania, a conoscere persone fantastiche, in una terra simbolo dell’Europa, della storia che, ogni volta che ci passo, mi fa sentire a casa. Poi anch’io ho avuto modo di ospitare il quartetto tedesco diverse volte in Italia, in uno scambio altrettanto edificante e motivante.

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CONVERGENCE – MEZZA GINSBURG ENSEMBLE (SOUTH AFRICA/AUSTRALIA)

Questa è un’altra bella storia di amicizia e di persone e famiglie straordinarie. Ho incontrato Mark Ginsburg (sassofonista e compositore) a New York. Andavamo entrambi a seguire la masterclass di David Liebman e, parlando proprio con lui al telefono, mi diceva che a quell’ora in stazione doveva esserci un sassofonista di nome Mark, anch’egli alla volta del suo corso.
Ad oggi non so ancora come abbia fatto ma, una volta chiusa la telefonata alla cabina pubblica, in un secondo netto sono riuscito ad individuare Mark tra migliaia e migliaia di persone, semplicemente grazie alla sagoma della custodia del suo sax: era l’unico ad averla nell’incredibile gazzarra americana.

Appena l’ho visto – in quel caotico crocevia che è Penn Station all’ora di punta – gli sono andato incontro senza esitare e gli ho detto: ‘’Scusa ma tu sei Mark e stai andando alla masterclass di Liebman?’’. La sua risposta, un po’ sorpresa, fu: ‘’Come fai sapere…?’’. Ed io: ‘‘Andiamo insieme?’’ Da allora siamo amici e, di anno in anno, pandemie permettendo, portiamo avanti progetti in tutto il mondo, collaborando con musicisti dal Sud Africa all’Australia passando per l’Italia!

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MMP – MEZZA MILZOW PROJECT (GERMANY)

La storia del nostro sodalizio è ormai decennale, sia io che David Milzow (sassofonista e compositore) abbiamo studiato negli Stati Uniti col grande David Liebman, didatta e storico saxofonista al fianco di Miles Davis agli inizi degli anni ’70. Questo è stato il primo disco con David Milzow, davvero particolare, perché si è deciso di registrare in trio senza basso – bassless come dicono gli americani –, con pianoforte, sassofoni e batteria. Un progetto di non facile gestione per un pianista che deve ripensare completamente all’assetto e all’interazione tra le due mani.

“Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra’’ è una bellissima frase tratta dal Vangelo secondo Matteo, solo per sottolineare la grande indipendenza degli arti che è necessaria, a mio avviso, per creare le particolari sonorità e stratificazioni ritmiche di questa formazione.

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VITTORIO MEZZA TRIO (ITALIA)

Il primo disco in trio non si scorda mai! Nato in maniera molto semplice si è poi rivelato un progetto di spessore internazionale: con Massimo Moriconi ed Ettore Fioravanti. Avevo come intuito all’epoca che la fusione tra musicisti con background così diversi, il primo onnivoro/pop/jazz, l’altro un purista del jazz acustico, alla fine, potesse restituire qualcosa di magico, essenziale ed unico. In sintesi il risultato finale superava la somma delle parti, inspiegabilmente.

Ecco che si manifestava pienamente il mio Italian triangle: pieno di energia, brillantezza, eterogeneità, esperienza, magma, trio puro contemporaneo, italiano ma dal sound fortemente internazionale.

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LIFE PROCESS

Non il mio primo disco in piano solo, perché ho sempre suonato in solo, ma il primo disco edito. Un lavoro parecchio vario, che mi vede plasmare composizioni originali, canzoni, standard jazz, musica contemporanea, il tutto distillato in un pianismo crudo, originale, distinto e a volte brutale.

Una fotografia del mio solismo in evoluzione, io e il pianoforte soli, a sfidarci di brano in brano, spostando l’asticella sempre più in alto. Ricordo che allora come oggi, ero alla ricerca della limpidezza di un suono di cristallo, della purezza degli armonici, del mio respiro che attraversa l’impalcatura magica di questo grandioso strumento e si dissolve.

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MP2

Stefano e Vittorio sembrano fatti l’uno per l’altro, tanto sono diversi: il canto silente del basso, scuro e antico, nero mingusiano, accoglie e sposta la feroce poesia del pianoforte e le sue cascate di grida vertiginose, gridi sempre al limite di qualcosa. Entrambi in fuga, “non so cosa cerco ma quando lo trovo lo riconosco”. E molte emozioni ho riconosciuto, immagini forti e tenere di passione e stupore, di ascolto nel desiderio dell’altro e di muoversi su linee di variazione comuni, inventate da loro due in quell’attimo – quale splendida interazione! – e che rompono con i sistemi correnti, quelli dell’intrattenimento stolto o del prodotto ben confezionato per piacere a tutti i costi.
Qui siamo invece, finalmente, fuori dalle etichette, MP2 parla una lingua sola ma in modo bilingue: come direbbe Deleuze, sanno “parlare nella propria lingua come uno straniero. Bisognerebbe riuscire a scrivere nello stesso modo con cui un topo torce la propria coda, o come un uccello emette un fischio, come un felino si muove o dorme pesantemente”. È quanto avviene nella foresta che attraversiamo ascoltando questo lavoro eccellente, fino al barrito conclusivo di Theme for Ayrton, oltre il quale le parole si perdono per approdare all’ineffabile.

Paolo Damiani

JAZZIN’ CINEMA & NAPOLI JAZZ SONGS: l’arte di fare musica all’italiana

Elaborazione creativa per piano solo delle colonne sonore tratte dal nostro cinema, per celebrare il connubio tra alcuni dei più grandi registi e compositori italiani: da Federico Fellini con Nino Rota a Ettore Scola con Armando Trovajoli, Giuseppe Patroni Griffi, Giuseppe Tornatore, Sergio Leone con Ennio Morricone, Enrico Maria Salerno con Stelvio Cipriani, Luigi Zampa con Piero Piccioni.

Il rapporto tra la filmografia italiana del secolo scorso e i suoi preziosi commenti sonori rappresenta a tutti gli effetti un patrimonio artistico quanto mai ricchissimo e icastico, in una parola: l’italianità stessa.

«Non è stato facile orientarsi per la scelta dei brani – in un panorama così vasto e interessante -, ma ciò che mi ha influenzato di più riguarda le ineguagliabili interpretazioni di alcuni personaggi che sono diventati vere e proprie icone del ‘900; artisti che hanno narrato, attraverso la loro verve recitativa, la storia e la cultura del nostro grande Paese, valorizzandolo sotto vari aspetti: pensiamo ad Alberto Sordi, Monica Vitti, Marcello Mastroianni, Giancarlo Giannini, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Vittorio de Sica, Carlo Verdone, solo per citarne alcuni». Scrive il M° Vittorio Mezza

Il programma prevede inoltre brani tratti dalla musica napoletana – dall’800 a Pino Daniele – e canzoni italiane.

Gli arrangiamenti sono realizzati in una prospettiva di equilibrio che si basa, da un lato, sulla riconoscibilità dei temi e, dall’altro, sull’originalità stessa dell’approccio compositivo: il risultato è un sound davvero unico in termini di creatività e di complessità tecnica, un vero e proprio viaggio dei sensi in cui l’ascoltatore si ritrova immerso in una realtà onirica.


ORCHESTRATIONS for soundtracks

Si tratta di sample di orchestrazioni realizzate sia personalmente che in collaborazione con alcuni colleghi, tra cui Giovanni Scapecchi.

https://www.dropbox.com/sh/4dp9f6ojk9hnml1/AAAZf6YalfdElxy9np3P0jPCa?dl=0


NEAD (New Electro Acoustic Dimension) – solo synthesizer

Un lavoro crossover nato ‘’under covid’’, più precisamente durante il primo tragico lockdown. Iniziai ad esplorare la possibilità di adoperare sonorità elettroniche (che ovviamente conoscevo, avendo suonato in passato le tastiere) cercando un profondo senso acustico con un approccio da ‘’solo live performance’’, in cui l’interazione suono-possibilità improvvisativa immediata fosse il più alta possibile, strutturale e strutturante. Mi aiutò molto trascorrere intere giornate a ragionare su come settare i suoni, combinarli insieme, navigare nel KRONOS (la mia workstation digitale) e, soprattutto, trovare il giusto feeling improvvisativo con una certa dose di dinamismo, leggerezza, freschezza, tutte caratteristiche, queste, contrapposte al momento che tutti stavamo vivendo.

https://www.dropbox.com/home/File%20Dropbox%20Transfer/N.E.A.D%20-%20MP3/N.E.A.D%20-%20MP3


JULIET & ROMEO IN JAZZ (NOT SHAKESPEARE BUT BANDELLO) – THEATRE SHOW

La tragica storia dei due famosi e sfortunati giovani amanti di Verona raccontata con Matteo Bandello (1485/1561), uno dei più grandi novellieri italiani del Rinascimento, e non, si badi bene, con Shakespeare (1564/1616)! Un emozionante spettacolo di teatro e musica, sul filo delle improvvisazioni jazz e le note blu dei sax di Lusi e del pianoforte di Mezza che si intrecciano con l’affabulazione della voce recitante di Viviani. Questo spettacolo nasce proprio dall’intuizione del grande attore e regista Vittorio Viviani. È un caleidoscopio di immagini, musica, emozioni in una narrazione così efficace, accattivante.

Il duo pianoforte acustico e sassofono sembra poter suonare qualsiasi cosa, trascolorare da Nino Rota a Piotr Tchaikovsky, passando per l’improvvisazione totale, Charles Mingus, Louis Armstrong, Burt Bacharach, Billie Holiday, alcuni miei brani originali fino a Bruce Springsteen! Apparentemente tutto questo potrebbe sembrare un calderone ma la coerenza d’insieme è lampante: l’ascoltatore viene come rapito e sbalzato nell’incedere della novella e le scene si dipanano in un susseguirsi di tensione sino all’atto finale, dove si consuma il più famoso dramma d’amore della storia.

http://www.inscenaonlineteam.net/2018/11/19/teatro-flaiano-di-roma-juliet-romeo-in-jazz-con-vittorio-viviani-20-21-novembre

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