NUOVI PERCORSI IMPROVVISATIVI
TECNICHE AVANZATE PENTATONICHE
In sintesi
Manuale, guida pratica e formulario d’invenzioni, ‘’Nuovi percorsi improvvisativi’’ è al tempo stesso un approfondito saggio sperimentale, un’originalissima ricerca volta alla realizzazione di un metodo di studio pratico-compositivo: partendo dall’analisi del mondo pentatonico (concetto di Penta 5 e Penta 7) per poi passare a tutto ciò che può generare la struttura pentatonica – intesa come base potenziale di sviluppo sia verticale sia orizzontale -, Vittorio Mezza indaga il fascino della specularità pentatonica (con brevi cenni su quella esatonale, agli incroci triadici e al loro rapporto con altre strutture) per giungere infine alla trattazione degli intervalli intesi in senso vivo, compositivo, generante, e al concetto di Free Fly Zone.
‘’Non si può negare che la ricerca di un percorso agevole da individuare nelle pieghe dell’improvvisazione susciti un grande fascino, intimamente legato soprattutto al potere seduttivo e incantatorio connaturato all’arte musicale stessa: l’improvvisazione, irradiandosi attraverso infinite vie, giunge così a esplicitarsi in qualsiasi contesto-linguaggio, lanciando una sfida aperta al caos delle possibilità’’.
FRAGMENTS
(Testo poetico frammentario! Ma al tempo stesso, estremamente paradigmatico dell’opera).
«..Fragments
Frammenti scagliati fuori dall’Io in rivolta
Brandelli di consapevolezza e di vuoto
Da ritagliare e portar via
Creature plasmate dal demiurgo?
Coordinazione di gesti
Piani di immanenza
Sguardi singoli
Rizomi
Spazi tra le cose
Linee che partono nel mezzo, nel mentre
Frazioni
Disgregazione di molecole e aggregazione
Blocchi di tempo separati
Costruzioni, strutture asintotiche
Lampi che illuminano squarci di cielo
Ecceità
Ricostruzioni pazienti
Traboccamenti
Vortici
Fratture
Atarassia, tentativo vano?
Velocità
Ricordi
Solitudine nera, popolata
Silenzio
Lassù, in lontananza ma veri, gli altipiani dell’Io..».
Vittorio Mezza
Fragments ha avuto un lungo periodo di gestazione ed ha richiesto grande dedizione, più di quanto immaginassi all’inizio; scritta a più riprese infatti – anche se la struttura generale è risultata ben definita sin da subito -, si è cristallizzato lentamente, stratificandosi nelle varie fasi di un processo consapevole e minuzioso di sviluppo e ottimizzazione: dall’impulso iniziale, alla scrittura stessa, al vaglio della performance, alla forma formante e, infine, alla vera e propria digitalizzazione e definizione grafica. Essa rappresenta un po’ una summa delle tecniche di scrittura, realizzazione e strutturazione del mio pensiero musicale degli ultimi anni. Pertanto è una pubblicazione a cui tengo particolarmente, oltre ad essere davvero felice di aver ricevuto l’appoggio da parte di un grande Editore come UTORPHEUS, che ha saputo cogliere le più piccole sfumature di senso sottese a questo lavoro, dimostrando quella necessaria apertura globale in cui l’approccio contemporaneo si rinnova continuamente, declinandosi a seconda delle più precipue esigenze – a volte difficili anche da classificare -, inserendo dunque Fragments nella Collana di Musica Contemporanea.
BIRTH FROM A BIRD
Prefazione
Scrivere sulla musica è un compito tutt’altro che facile e mi fa piacere avere la possibilità di parlarne – seppur brevemente – in questa prefazione. Come afferma Vladimir Jankélévitch ne La musica e l’ineffabile: “la musica testimonia il fatto che l’essenziale in tutte le cose è non so che d’inafferabile e d’ineffabile; essa rafforza in noi la convinzione che, ecco, la cosa più importante del mondo è proprio quella che non si può dire”. Da questo clima generale del “non-so-che”, tutti gli esseri, le cose, vivono in uno stato di profonda “intermediarità’”, celato dal reale, tra essere-e-non essere, fra vita-e-morte. Quindi l’Essere, la vita, si svuoterebbero di ogni senso e ragione se noi non usassimo – per parlarne – il linguaggio della contraddizione; se non parlassimo contraddittoriamente – tra detto e-non-detto – e non vivessimo tra la presenza concomitante della rivelazione luminosa del reale e la sua oggettiva oscurità non altrettanto rivelabile e rilevabile.
Ed è proprio questo equivoco essenziale che la musica fa affiorare in superficie, collocandosi – come uno sterminato sfondo – in quello che Jankélévitch chiama paradossalmente il “regime” dell’”Espressivo-inespressivo”; a questo punto, coglierne il mistero diventa “una scommessa impossibile”. Come nel cammino verso l’Ineffabile l’Uomo avverte quel senso di velata impotenza che lo accompagna nella vita, così, dell’arte, non è mai possibile precisarne l’intento univoco. E la composizione musicale non rappresenta e non significa nulla, resta come sospesa a sé stessa, iato senza ragione e giustificazione, immersa nel suo charme, impalpabile. Ovviamente, restano fuori da questo discorso lo studio, le motivazioni, l’ispirazione, la predisposizione naturale e tutti quei parametri digressivi appartenenti al ‘soggetto’ compositore che, invece, hanno un peso più che decisivo ed importante per la riuscita dell’’oggetto musicale’. Perciò, mi auguro che questo libro – che nasce e si sviluppa da una piccola idea – possa spingere il musicista, l’esecutore, oltre ogni aspettativa di confronto nella sfera compositivo-esecutiva.
L’ispirazione di Birth from a bird.
Era una torrida estate di parecchi anni fa, nel primo pomeriggio di una giornata infuocata, mi trovavo insolitamente sotto il porticato della mia casa campana, immerso nei pensieri, cercando – quasi scetticamente – le vie di sviluppo più concrete e personali del mio linguaggio improvvisativo e della mia tecnica pianistica. Era un momento cruciale per i miei studi musicali: da una parte c’erano gli anni di studio della musica classica, dall’altra c’era..il jazz e – nel mio piccolo -, al centro, l’immagine di me stesso e del mio personale incollocabile linguaggio improvvisativo. Udii nitidamente – forse non proprio per la prima volta – un suono che giungeva dagli alberi; quasi costante, che andava man mano definendosi, a tratti ripetitivo, ‘cellulare’ (nel senso di cellula germinale), in una parola: musicale. Mi sembrò qualcosa tra un grido ed un lamento ma non certo una richiesta d’aiuto; piuttosto una segnalazione come di compiaciuta presenza, una richiesta di partecipazione al tempo che scorreva e una condivisione dell’istante estivo. Era come se qualcuno o qualcosa, volesse attirare, rilassatamente, l’attenzione su di sé, mandando un chiaro segnale.
Capii subito che quella presenza rappresentava il cosiddetto ‘la’ introduttivo, un incipit che andava – anzi doveva – essere esplicitato senza la minima esitazione. Dunque, nell’afa, corsi nel mio studio e, da quegli intervalli che poco prima avevo udito, nacque di getto Birth from a bird. Si tratta di un pezzo per pianoforte solo, in cui ho utilizzato diverse tecniche compositive, sviluppando strutture intervallari apparentemente semplici, poi espanse nel processo creativo dell’improvvisazione. Dalla sonorità contemporanea, risulta un intreccio di cromatismo e, al tempo stesso, di forti e strutturali momenti melodici. Ciò si spiega dal fatto che, di base, la composizione si sviluppa su una cellula ‘primordiale’ (di qui l’espressione ‘cellulare’ sopraccitata) che ricopre l’intervallo esatto di un tono, con il seguente movimento direzionale: tono discendente e successivo semitono ascendente, più o meno chiaramente visibile dall’inizio alla fine della composizione. Questa semplice trama intervallare si tramuta man mano in qualcosa di più complesso, grazie all’utilizzo di tecniche di poliritmia, polimetria e poliarmonia, oltre al continuo interscambio modale ed intervallare. È una composizione che richiede anche una certa preparazione ‘ritmica’ (proprio nel senso muscolare e di coordinamento da parte dell’esecutore), soprattutto nei diversi momenti di indipendenza – quasi africana, percussiva – tra le due mani. Vi è poi una certa alternanza di parti che non riportano le stanghette di battuta, con altre molto ben strutturate dal punto di vista metrico, dove la gamma delle dinamiche risulta piuttosto varia ed efficace; unitamente a momenti più riflessivi, evocativi, dove sporadiche poliarmonie si mescolano ad aree modali abbastanza definite. Non manca infine, il ‘contatto diretto’ con lo strumento, che emerge in una brevissima esplorazione timbrica (come a pag. 2 e 21).
MEMORIES OF LOVE
Prefazione