NUOVI PERCORSI IMPROVVISATIVI
TECNICHE AVANZATE PENTATONICHE

In sintesi
Manuale, guida pratica e formulario d’invenzioni, ‘’Nuovi percorsi improvvisativi’’ è al tempo stesso un approfondito saggio sperimentale, un’originalissima ricerca volta alla realizzazione di un metodo di studio pratico-compositivo: partendo dall’analisi del mondo pentatonico (concetto di Penta 5 e Penta 7) per poi passare a tutto ciò che può generare la struttura pentatonica – intesa come base potenziale di sviluppo sia verticale sia orizzontale -, Vittorio Mezza indaga il fascino della specularità pentatonica (con brevi cenni su quella esatonale, agli incroci triadici e al loro rapporto con altre strutture) per giungere infine alla trattazione degli intervalli intesi in senso vivo, compositivo, generante, e al concetto di Free Fly Zone.
‘’Non si può negare che la ricerca di un percorso agevole da individuare nelle pieghe dell’improvvisazione susciti un grande fascino, intimamente legato soprattutto al potere seduttivo e incantatorio connaturato all’arte musicale stessa: l’improvvisazione, irradiandosi attraverso infinite vie, giunge così a esplicitarsi in qualsiasi contesto-linguaggio, lanciando una sfida aperta al caos delle possibilità’’.

FRAGMENTS

(Testo poetico frammentario! Ma al tempo stesso, estremamente paradigmatico dell’opera).
«..Fragments
Frammenti scagliati fuori dall’Io in rivolta
Brandelli di consapevolezza e di vuoto
Da ritagliare e portar via
Creature plasmate dal demiurgo?
Coordinazione di gesti
Piani di immanenza
Sguardi singoli
Rizomi
Spazi tra le cose
Linee che partono nel mezzo, nel mentre
Frazioni
Disgregazione di molecole e aggregazione
Blocchi di tempo separati
Costruzioni, strutture asintotiche
Lampi che illuminano squarci di cielo
Ecceità
Ricostruzioni pazienti
Traboccamenti
Vortici
Fratture
Atarassia, tentativo vano?
Velocità
Ricordi
Solitudine nera, popolata
Silenzio
Lassù, in lontananza ma veri, gli altipiani dell’Io..».
Vittorio Mezza
Fragments ha avuto un lungo periodo di gestazione ed ha richiesto grande dedizione, più di quanto immaginassi all’inizio; scritta a più riprese infatti – anche se la struttura generale è risultata ben definita sin da subito -, si è cristallizzato lentamente, stratificandosi nelle varie fasi di un processo consapevole e minuzioso di sviluppo e ottimizzazione: dall’impulso iniziale, alla scrittura stessa, al vaglio della performance, alla forma formante e, infine, alla vera e propria digitalizzazione e definizione grafica. Essa rappresenta un po’ una summa delle tecniche di scrittura, realizzazione e strutturazione del mio pensiero musicale degli ultimi anni. Pertanto è una pubblicazione a cui tengo particolarmente, oltre ad essere davvero felice di aver ricevuto l’appoggio da parte di un grande Editore come UTORPHEUS, che ha saputo cogliere le più piccole sfumature di senso sottese a questo lavoro, dimostrando quella necessaria apertura globale in cui l’approccio contemporaneo si rinnova continuamente, declinandosi a seconda delle più precipue esigenze – a volte difficili anche da classificare -, inserendo dunque Fragments nella Collana di Musica Contemporanea.

BIRTH FROM A BIRD

Prefazione

Scrivere sulla musica è un compito tutt’altro che facile e mi fa piacere avere la possibilità di parlarne – seppur brevemente – in questa prefazione. Come afferma Vladimir Jankélévitch ne La musica e l’ineffabile: “la musica testimonia il fatto che l’essenziale in tutte le cose è non so che d’inafferabile e d’ineffabile; essa rafforza in noi la convinzione che, ecco, la cosa più importante del mondo è proprio quella che non si può dire”. Da questo clima generale del “non-so-che”, tutti gli esseri, le cose, vivono in uno stato di profonda “intermediarità’”, celato dal reale, tra essere-e-non essere, fra vita-e-morte. Quindi l’Essere, la vita, si svuoterebbero di ogni senso e ragione se noi non usassimo – per parlarne – il linguaggio della contraddizione; se non parlassimo contraddittoriamente – tra detto e-non-detto – e non vivessimo tra la presenza concomitante della rivelazione luminosa del reale e la sua oggettiva oscurità non altrettanto rivelabile e rilevabile.
Ed è proprio questo equivoco essenziale che la musica fa affiorare in superficie, collocandosi – come uno sterminato sfondo – in quello che Jankélévitch chiama paradossalmente il “regime” dell’”Espressivo-inespressivo”; a questo punto, coglierne il mistero diventa “una scommessa impossibile”. Come nel cammino verso l’Ineffabile l’Uomo avverte quel senso di velata impotenza che lo accompagna nella vita, così, dell’arte, non è mai possibile precisarne l’intento univoco. E la composizione musicale non rappresenta e non significa nulla, resta come sospesa a sé stessa, iato senza ragione e giustificazione, immersa nel suo charme, impalpabile. Ovviamente, restano fuori da questo discorso lo studio, le motivazioni, l’ispirazione, la predisposizione naturale e tutti quei parametri digressivi appartenenti al ‘soggetto’ compositore che, invece, hanno un peso più che decisivo ed importante per la riuscita dell’’oggetto musicale’. Perciò, mi auguro che questo libro – che nasce e si sviluppa da una piccola idea – possa spingere il musicista, l’esecutore, oltre ogni aspettativa di confronto nella sfera compositivo-esecutiva.
L’ispirazione di Birth from a bird.
Era una torrida estate di parecchi anni fa, nel primo pomeriggio di una giornata infuocata, mi trovavo insolitamente sotto il porticato della mia casa campana, immerso nei pensieri, cercando – quasi scetticamente – le vie di sviluppo più concrete e personali del mio linguaggio improvvisativo e della mia tecnica pianistica. Era un momento cruciale per i miei studi musicali: da una parte c’erano gli anni di studio della musica classica, dall’altra c’era..il jazz e – nel mio piccolo -, al centro, l’immagine di me stesso e del mio personale incollocabile linguaggio improvvisativo. Udii nitidamente – forse non proprio per la prima volta – un suono che giungeva dagli alberi; quasi costante, che andava man mano definendosi, a tratti ripetitivo, ‘cellulare’ (nel senso di cellula germinale), in una parola: musicale. Mi sembrò qualcosa tra un grido ed un lamento ma non certo una richiesta d’aiuto; piuttosto una segnalazione come di compiaciuta presenza, una richiesta di partecipazione al tempo che scorreva e una condivisione dell’istante estivo. Era come se qualcuno o qualcosa, volesse attirare, rilassatamente, l’attenzione su di sé, mandando un chiaro segnale.
Capii subito che quella presenza rappresentava il cosiddetto ‘la’ introduttivo, un incipit che andava – anzi doveva – essere esplicitato senza la minima esitazione. Dunque, nell’afa, corsi nel mio studio e, da quegli intervalli che poco prima avevo udito, nacque di getto Birth from a bird. Si tratta di un pezzo per pianoforte solo, in cui ho utilizzato diverse tecniche compositive, sviluppando strutture intervallari apparentemente semplici, poi espanse nel processo creativo dell’improvvisazione. Dalla sonorità contemporanea, risulta un intreccio di cromatismo e, al tempo stesso, di forti e strutturali momenti melodici. Ciò si spiega dal fatto che, di base, la composizione si sviluppa su una cellula ‘primordiale’ (di qui l’espressione ‘cellulare’ sopraccitata) che ricopre l’intervallo esatto di un tono, con il seguente movimento direzionale: tono discendente e successivo semitono ascendente, più o meno chiaramente visibile dall’inizio alla fine della composizione. Questa semplice trama intervallare si tramuta man mano in qualcosa di più complesso, grazie all’utilizzo di tecniche di poliritmia, polimetria e poliarmonia, oltre al continuo interscambio modale ed intervallare. È una composizione che richiede anche una certa preparazione ‘ritmica’ (proprio nel senso muscolare e di coordinamento da parte dell’esecutore), soprattutto nei diversi momenti di indipendenza – quasi africana, percussiva – tra le due mani. Vi è poi una certa alternanza di parti che non riportano le stanghette di battuta, con altre molto ben strutturate dal punto di vista metrico, dove la gamma delle dinamiche risulta piuttosto varia ed efficace; unitamente a momenti più riflessivi, evocativi, dove sporadiche poliarmonie si mescolano ad aree modali abbastanza definite. Non manca infine, il ‘contatto diretto’ con lo strumento, che emerge in una brevissima esplorazione timbrica (come a pag. 2 e 21).

MEMORIES OF LOVE

Prefazione

Il suono ed il silenzio, il ricordo, la memoria, l’intuizione e il conseguente sviluppo di una personalità creativa rappresentano alcune delle fasi essenziali della vita dell’uomo e avvolgono il suo intero essere in ogni momento. La musica, che è in qualche modo organizzazione dei suoni, diventa, così, un vero processo di vita, un sentire ogni volta diverso, una libera riflessione dell’essere: pensiero. Ognuno di noi, ascoltando dei suoni, in base alla propria esperienza intellettuale e profondità percettiva, cerca, anche inconsciamente, di stabilire un ordine, non necessariamente logico, o teleologico. In questo modo, quell’ordine, percepito nel nostro tempo – personale parentesi temporale nel tempo totale -, crea già il passo successivo dell’elaborazione come processo esclusivo del nostro essere, appunto; e l’intuizione è proprio l’elemento fondamentale da cui partire per condurci ad ogni forma di elaborazione aperta.
Questo libro rappresenta per me, ancora una volta, la presenza della musica nella mia vita, come una forma ri-tagliata nel tempo tesa a conferire instancabilmente un significato nuovo alla vita stessa. Nelle sue conversazioni Cage afferma che il tempo è la dimensione reale di ogni musica e che comporre è come scrivere una lettera ad uno sconosciuto, fare delle domande; ed è proprio lo sviluppo del racconto (la domanda in questo caso rappresenta un elemento unificatore comune alle risposte) che rivela – a chi è aperto completamente alla percezione sonora – elementi di grande fascino e valenza misterica, di tensione verso una nuova esperienza di vita: un nuovo modo di abitare il mondo, l’ambiente che ci circonda.
Uno degli aspetti più veri ed interessanti della musica, infatti, è rappresentato proprio dall’incontro tra l’uomo – immerso nel suo habitat in continuo adattamento – e la sua spiritualità. Memories of Love, seppur fitta di una flessuosa e plastica trama melodica, intriso di rapidi cambiamenti metrici e di cangianti colori armonici, credo che lasci molto spazio al musicista, fornendogli una certa libertà di esecuzione e di interpretazione, nonostante le puntuali e dovute ancore della partitura; mi auguro che possa condurlo nei sentieri più vicini al suo essere poiché, sostanzialmente, il filo compositivo sotteso muove da un pensiero piuttosto aperto ed intenzionalmente non vincolante, che si svolge isolando, semplicemente, a posteriori, la gioia di momenti anche inconsci riconosciuti speciali: il ricordo di tutto ciò che ci è stato donato, di tutto l’amore ricevuto, sin da bambini – nel confronto temporale col presente -, rivive in quello che siamo ed in quello che cercheremo di essere, nella musica che saremo – nel futuro -, nel senso che riusciremo a dare al tempo nella ricerca della costruzione della sua verità oggettiva (?).
Vittorio Mezza 2010

PIANOGRUPS VOL.1

Questo è il mio primo libro per pianoforte. Si tratta di tre composizioni a sé stanti ma organicamente strutturate. La scrittura sembra afferire al mondo della fotografia dove l’obiettivo cattura l’attimo fuggente del pensiero creativo e dell’emotività che insieme si trasformano nel gesto improvvisativo, fino ad arrivare, non senza difficoltà, cristallizzandosi, alla carta.
In Pianogrups vol. 1 sono presenti in nuce tutte le caratteristiche del mio linguaggio compositivo: sovrapposizioni armoniche e ritmiche complesse, polimodalità, voicing di tipo jazzistico innervati in un tessuto contemporaneo, segni grafici particolari (alcuni realizzati dal sottoscritto) e sezioni ‘’box’’ (intese come estensioni di battute o di piccole sezioni appunto) contenenti le indicazioni per proseguire il percorso musicale, ivi compresa l’improvvisazione parametrica. Sono presenti inoltre virtuosismi ritmici in cui le due mani sublimano in veri e propri mondi percussivi, talvolta dipanandosi su complesse strutture pentatoniche, talaltra sulla reiterazione minimalista e sullo sviluppo di archi intervallari.
Grazie a questo primo volume ho ottenuto nel 2006 il Premio Speciale “Consorzio Sviluppo Industriale” per la cultura alla 4° Edizione del Premio Internazionale di Composizione “Oreste Sindici” – Medaglia Presidenza della Repubblica, città di Ceccano (FR).

PIANOGRUPS VOL.2

Pianogrups vol. 2 rappresenta il sequel del libro precedente, la sua naturale evoluzione. Pur mantenendo profondi tratti di coerenza col Vol. 1, risulta permeato di una luce compositiva nuova, forse più matura e con maggiori dettagli sia per quanto concerne la precisione della scrittura stessa che per l’uso di poliarmonie e incastri ritmici ancor più aggressivi tra le due mani.
Emergono infatti, con maggior enfasi, proprio l’impatto ritmico generale – nella fattispecie la cognizione di un motore pulsante necessario alla riuscita dell’esecuzione stessa -, l’utilizzo dei suoni armonici singoli o anche combinati a quelli reali; lo sviluppo dei voicing di tipo jazzistico – che risultano essere qui un vero e proprio appiglio identitario e che si fondono nella marezzatura contemporanea, anche con echi rock e progressive; l’ulteriore utilizzo, questa volta ancor più massiccio, dei ‘’box ad libitum’’, sezioni che indicano le modalità di gestione e sviluppo dell’interazione tra le due mani, dando maggior enfasi al rapporto tra esse. Nell’esempio tratto dal N. IV, tale rapporto è di variazioni di velocità: la mano destra e la sinistra si rincorrono, l’una accelerando progressivamente il più possibile e utilizzando il disegno indicato, l’altra rallentando fino a fermarsi.
Troviamo infine l’utilizzo in generale di maggior tensione armonica e melodica su basi ritmiche già complesse insieme all’indicazione di una grafica e di un’agogica ancor più dettagliate e dirimenti atte non già a limitare la libertà dell’esecutore ma, anzi, a fornigli preziosi input di ampio respiro, per la miglior realizzazione possibile del suo fondamentale ruolo.
Pianogrups Vol. 1 e 2, pubblicati inizialmente dalla Bèrben Edizioni Musicali, sono ora in catalogo presso la rinomata Casa Editrice CURCI di Milano.

L’ANIMA JAZZ DI PINO DANIELE

Pino Daniele, cantautore e chitarrista nato a Napoli il 19 marzo del 1955, morto il 5 gennaio 2015, è stato uno dei musicisti più innovativi del panorama italiano, con una carriera durata oltre quarant’anni.
Rappresenta un unicum nella storia musicale italiana, una figura iconica emblema di Napoli, del Sud, un patrimonio culturale da custodire, incarnando tante anime all’interno della sua musica, un musicista che ha raggiunto un livello artistico eccezionale, direi ineguagliabile ad oggi.
Nei libri di storia va ricordato come il protagonista di un’autentica rivoluzione musicale. Quando nel 1977 uscì l’album “Terra Mia”, il pubblico scoprì un nuovo modo di fare musica d’autore: in quegli anni Napoli era uno dei centri propulsori della creatività, era l’epoca del ‘’Neapolitan Power’’ e Pino Daniele, con la sua voce inconfondibile, la sua abilità di chitarrista, l’ironia dei suoi testi, ne era diventato il fondatore e leader incontrastato. Fin dall’inizio il suo progetto è stato chiaro: fondere la grande tradizione della canzone napoletana e gli elementi della musica del Mediterraneo con le sue grandi passioni, il blues, il jazz, il soul e il funky, attingendo dai dischi dei suoi idoli, come Jeff Beck, Eric Clapton, ma anche Paco de Lucia, Frank Zappa («sono diventato pazzo ascoltando ‘’Over Night Sensation» raccontava), Carlos Santana, Pat Metheny.
La sua tecnica strumentale e compositiva è stata influenzata dalla musica rock, dal jazz di Louis Armstrong, dal jazz-fusion del chitarrista George Benson e soprattutto dal blues, in una sintesi fra elementi musicali e linguistici assai differenti, interpretati con vena del tutto personale e creativa. La sua passione per i più svariati generi musicali (da Elvis Presley a Roberto Murolo) ha dato origine a un nuovo stile da lui stesso denominato “tarumbò”, a indicare la mescolanza di tarantella e blues, assunti come emblema delle rispettive culture di appartenenza.
È stato infine un artista che ha saputo mescolare nei suoi testi l’italiano, l’inglese e il dialetto napoletano e la sua arte è talmente apprezzata da essere presa ad esempio e, addirittura, studiata in alcune scuole campane.
Vincitore del Premio Editoriale 2024. Volume realizzato con il contributo del Fondo PSMSAD
Va notato che in realtà, al suo ascolto, si percepisce anche la grande influenza della Bossa Nova tipica del Sud America che sfocia in una certa similitudine con le sonorità di Ivan Lins, importante compositore e cantautore brasiliano. Dalla fine degli Anni ’70 in poi, mentre venivano pubblicati in serie album capolavoro contenenti canzoni che sono rimaste tra le più belle della nostra storia, l’Italia scopriva una nuova figura di artista star, un napoletano “nero a metà” (per usare il titolo di uno dei suoi album più celebri) capace di restare in classifica per molto tempo con brani in cui la parte strumentale aveva la stessa importanza di quella vocale, con alla base una concezione musicale e un livello esecutivo del tutto simili ai prodotti più blasonati della musica internazionale. È proprio questo uno dei motivi che mi ha spinto, da ragazzo, da strumentista prima, all’ascolto della sua musica e, negli anni più recenti, alla sua riscoperta, rielaborando in maniera creativa, da arrangiatore e compositore, alcune delle sue più canzoni belle. Pertanto, il suo straordinario patrimonio musicale continua a vivere e ad ispirare le generazioni future rappresentando un simbolo di passione, cultura ed energia, in grado di catturare l’anima profonda di Napoli e dei suoi abitanti, racchiudendo la loro forza e il loro spirito in musica.
Da grande innovatore ha saputo cogliere tanti temi, che vanno dal sociale all’intimistico, dalla protesta all’amore: una dimensione umana, insomma, molto sfaccettata.
Nella sua carriera ha collaborato con figure di spicco del panorama mondiale come Wayne Shorter, Chick Corea, Michael Brecker, Pat Metheny, Eric Clapton, Robert Randolph, Bob Berg e Joe Bonamassa e, in Italia, con artisti prestigiosi, tra i quali Franco Battiato, Francesco De Gregori, Lucio Dalla e Claudio Baglioni.
Fu proprio Eric Clapton che lo invitò a suonare al suo celebre festival (tenutosi nel 2010 a Chicago), accanto ai migliori chitarristi in circolazione, in uno degli episodi più emozionanti della sua carriera.
Pino Daniele come persona non era forse un grande comunicatore, ma amava il confronto, sia con quelli più bravi di lui sia con i più giovani. L’incontro con un altro grande napoletano, Massimo Troisi, rappresenta una tappa fondamentale della sua vicenda artistica: i due erano legati da un’amicizia simbiotica, tant’è che Pino ha scritto le musiche per i primi tre film dell’amico, toccando con la canzone “Quando”, leitmotiv della pellicola “Pensavo fosse amore e invece era un calesse”, uno dei vertici artistici assoluti.
Non è stato facile scegliere quali brani elaborare, avendo tante così tante valide possibilità: Pino Daniele ha pubblicato ben 47 album, tra cui 24 in studio, 5 live e 18 raccolte.
Il mio riferimento, oltre al gusto personale, è senz’altro legato alle canzoni contenute negli album più importanti del grande artista napoletano, che rappresentano ormai dei veri e propri cult.
Nello specifico, questo libro, presenta arrangiamenti ideati per la formazione del trio acustico con pianoforte, contrabbasso e tromba.
La ragione di questa tipologia di ensemble ricade sulla varietà di sonorità e combinazioni ottenibili dall’insieme dei tre diversi strumenti che, a mio avviso, risulta molto interessante. Talvolta, infatti, si passa dall’effetto di pienezza del trio, al piano solo, oppure al contrabbasso solo, al duo. Inoltre, la mancanza della batteria – e quindi di un certo tipo di scansione del tempo, oltreché del timbro tipico della stessa – conferisce alla musica un’ampiezza, uno spazio e una dimensione più libera, vaga, espandibile.
Gli arrangiamenti sono realizzati in una prospettiva di equilibrio che si basa, da un lato, sulla riconoscibilità dei temi e, dall’altro, sull’originalità stessa dell’approccio compositivo-interpretativo: il risultato è un sound davvero unico in termini di creatività e di complessità tecnica, un vero e proprio viaggio dei sensi in cui l’ascoltatore si ritrova immerso in una realtà onirica.
L’obiettivo è quello di far emergere, appunto, l’anima jazz di Pino Daniele.
Attraverso le sue splendide canzoni, il delicato compito dell’arrangiatore è quello di creare un nuovo mondo sonoro dai tratti il più possibile originali e, al contempo, con una certa dose di fruibilità, in bilico tra coerenza compositiva e sviluppo improvvisativo strutturale.
Questa pubblicazione inoltre è un’occasione di incontro tra il sound mediterraneo di Pino Daniele e il mio personale approccio al jazz, dove si fondono storie, emozioni, paure, domande irrisolte, ricordi, sentimenti autentici.
Mi fa molto piacere che essa venga supportata dal PSMSAD proprio a ridosso del decennale della scomparsa del grande artista campano, avvenuta il 4 gennaio 2015, nonché del settantesimo anniversario della sua nascita nel 2025.
Questo libro ha l’obiettivo di attrarre e favorire – in termini di fruibilità e trasversalità – l’interesse dell’utenza verso le nostre Istituzioni e di promuovere adeguatamente, con la massima valorizzazione e pubblicizzazione, l’immagine delle stesse attraverso l’arte di fare musica all’italiana al più alto livello.
M° Vittorio MEZZA

NAPOLI JAZZ SONGS

‘‘NAPOLI JAZZ SONGS” rappresenta una serie di arrangiamenti musicali tratti dal repertorio della musica napoletana, che vanno da Ernesto De Curtis, Gaetano Lama, Salvatore Di Giacomo a Renato Carosone (solo per citarne alcuni), il tutto legato, in un percorso storico, da quel fil rouge che rappresenta la città di Napoli e la napoletanità stessa. Questa pubblicazione non vuole essere un vacuo omaggio al rinomato capoluogo campano, quanto una concretizzazione delle infinte potenzialità di una storia musicale le cui radici non solo si fondono con la musica jazz ma, come vedremo in seguito, hanno contribuito non poco alla nascita e allo sviluppo di un jazz napoletano prima e di un vero e proprio Italian Jazz poi. Alcuni arrangiamenti hanno ricevuto lo status di ‘’elaborazione creativa’’ – procedura di non facile attribuzione – da parte della Società Italiana Autori ed Editori di Roma. Pertanto, grazie alla qualità degli stessi e al riconosciuto apporto artistico di originalità, possono essere ora attribuiti, in fase di compilazione del bordereau SIAE, direttamente al sottoscritto (come ad esempio per il brano ‘’Era de Maggio’’, EL: M° Vittorio Mezza).
In generale il lavoro si sviluppa con un certo grado di semplicità di approccio e plasmabilità creativa al contempo, favorendone un ulteriore sviluppo improvvisativo per l’esecuzione in ensemble: l’idea strutturale è quella di delineare un percorso internazionale comune, da condividere alla stregua di un codice, ciò al fine di poter garantire la possibilità di rapida esecuzione a musicisti provenienti da tutto il mondo, in una prospettiva di equilibrio che si basa, da un lato, sulla riconoscibilità dei temi e, dall’altro, sull’originalità stessa dell’approccio
compositivo-interpretativo. Il risultato è un sound davvero unico in termini di creatività e di complessità tecnica, un vero e proprio viaggio dei sensi in cui l’ascoltatore si ritrova immerso in una realtà onirica. La scelta dell’approccio ‘’modern jazz’’ è da ricercarsi – come nella premessa iniziale – anche nell’intrigante vicenda che lega il nostro Paese alla storia stessa della musica jazz.
Questo libro ha l’obiettivo di attrarre e favorire – in termini di fruibilità e trasversalità – l’interesse dell’utenza verso le nostre Istituzioni e di promuovere adeguatamente, con la massima valorizzazione e pubblicizzazione, l’immagine delle stesse attraverso l’arte di fare musica all’italiana al più alto livello.
Vincitore del Premio Editoriale 2023. Volume realizzato con il contributo del Fondo PSMSAD.
Breve excursus storico.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, i soldati americani che si trovavano in Italia ascoltavano e suonavano il Jazz insieme ai musicisti italiani. In particolare a Napoli – sede di basi NATO – iniziarono le prime forme di collaborazione con orchestre miste, Renato Carosone ne è un celebre esempio negli Anni ’50; così come Peppino di Capri ed altri autori italiani nell’ambito del rock and roll e della musica legger. Più tardi, Renzo Arbore, contribuirà non poco alla diffusione delle melodie napoletane attraverso i canali della radio prima e della televisione poi. Per non parlare del grande Pino Daniele.
La ‘’fusione’’, in senso generale, era già in atto da tempo: ad esempio, ‘’Tammurriata nera’’, canzone del 1944, parla di una donna – tra le tante – che partorisce un bambino nero, concepito dall’incontro con un soldato afroamericano. Bisogna considerare che nella storia della musica in generale – e a fortiori nel jazz -, i flussi migratori si contemperano a tal punto che risulta davvero difficile districarne la matassa: un esempio su tutti è il tango che, sebbene attribuito all’area sud americana, sembra avere addirittura origini finlandesi!
Pertanto, se da un lato la globalizzazione e il web producono una certa tendenza all’uniformità del jazz, tuttavia possiamo affermare che, nonostante la sua nascita negli Stati Uniti, oggi esiste pure un jazz dai caratteri fortemente europei, italiani e, nello specifico, napoletani.
Con la mia musica spero di fornirvene un esempio, sulla scia degli artisti che ho scelto di interpretare in questo percorso musicale. Facendo un passo ancor più indietro nel tempo, di carattere aneddotico: La città i Napoli è stata da sempre un crocevia importante, punto nevralgico di popoli e di culture nel Mediterraneo. Sin dal 1535 sorgono ben quattro conservatori, ovvero degli istituti di custodia che ospitavano orfani, bambini poveri e abbandonati. Con artisti come Cimarosa, Porpora, Iommelli e Scarlatti questi istituti divennero sempre più importanti dal punto di vista dell’educazione musicale, perdendo in parte la loro caratteristica assistenziale. Agli inizi del XXVIII secolo, la città di Napoli, con circa un milione di abitanti era una delle più popolose d’Europa e una fucina di talenti particolarmente viva e produttiva. Lo testimonia anche il fatto che Leopold Mozart inviasse lì il figlio Wolfgang affinché entrasse in contatto con gli illustri personaggi di un ambiente così raffinato e acculturato. E lo testimonia ancora di più quanto Wolfgang scrisse al padre anni dopo: “Ho un’indescrivibile brama di scrivere un’opera per Napoli… con un’opera a Napoli ci si fa più onore e credito che non dando cento concerti altrove in Europa.”
M° Vittorio MEZZA

BOOK OF COMPOSITIONS – PART III

Book of Compositions – Part III rappresenta la terza raccolta di composizioni originali di imprinting jazzistico scritte nel periodo compreso tra il 2000 ed oggi.
Si tratta di un volume che comprende solo parte delle composizioni del sottoscritto, alcune registrate in diverse formazioni ed edite da case discografiche in tutto il mondo, altre inedite ma depositate presso la Società Italiana Autori ed Editori di Roma.
Le composizioni sono tutte originali e di matrice jazzistica pur preservando uno stile alquanto originale che le proietta in una dimensione più globale e contemporanea, dunque non jazz stricto sensu.
Esse sono esplicitate per la maggior parte sotto forma di simboli accordali e linee melodiche, dimensione che le rende piuttosto plasmabili come approccio e ulteriore sviluppo improvvisativo; di fatto, molto spazio è lasciato alla creatività e al gusto personale.
Per opinione del sottoscritto il libro BOOK OF COMPOSITIONS PART III aspira certamente a collocarsi nell’ambito didattico con una grande valenza artistica e performativa, prevedendo un riscontro immediato nei Corsi di Jazz dei Conservatori Statali di Musica e nelle librerie specializzate in Europa e nel mondo (per questo verranno stretti accordi specifici con l’Editore).
Molte composizioni contenute nel libro BOOK OF COMPOSITIONS PART III hanno avuto i favori della critica in diversi Paesi del mondo e sono state sia presentate ufficialmente in Festival e venue internazionali sia trasmesse da emittenti radiofoniche italiane ed estere, pertanto troveranno in questo volume la loro cristallizzazione ufficiale alla stregua del famoso ‘’Real Book’’ che tutti i musicisti di jazz utilizzano ormai da molti anni come una sorta di codice comune a livello internazionale.
M° Vittorio MEZZA
Vincitore del Premio Editoriale 2021. Volume realizzato con il contributo del Fondo PSMSAD.

BOOK OF COMPOSITIONS – PART II

Book of Compositions – Part II rappresenta la seconda raccolta di composizioni originali di imprinting jazzistico scritte nel periodo compreso tra il 2000 ed oggi.
Si tratta di un volume che comprende solo parte delle composizioni del sottoscritto, alcune registrate in diverse formazioni ed edite da case discografiche in tutto il mondo, altre inedite ma depositate presso la Società Italiana Autori ed Editori di Roma.
Le composizioni sono tutte originali e di matrice jazzistica pur preservando uno stile alquanto originale che le proietta in una dimensione più globale e contemporanea, dunque non jazz stricto sensu.
Esse sono esplicitate per la maggior parte sotto forma di simboli accordali e linee melodiche, dimensione che le rende piuttosto plasmabili come approccio e ulteriore sviluppo improvvisativo; di fatto, molto spazio è lasciato alla creatività e al gusto personale.
Per opinione del sottoscritto il libro BOOK OF COMPOSITIONS PART II aspira certamente a collocarsi nell’ambito didattico con una grande valenza artistica e performativa, prevedendo un riscontro immediato nei Corsi di Jazz dei Conservatori Statali di Musica e nelle librerie specializzate in Europa e nel mondo (per questo verranno stretti accordi specifici con l’Editore).
Molte composizioni contenute nel libro BOOK OF COMPOSITIONS PART II hanno avuto i favori della critica in diversi Paesi del mondo e sono state sia presentate ufficialmente in Festival e venue internazionali sia trasmesse da emittenti radiofoniche italiane ed estere, pertanto troveranno in questo volume la loro cristallizzazione ufficiale alla stregua del famoso ‘’Real Book’’ che tutti i musicisti di jazz utilizzano ormai da molti anni come una sorta di codice comune a livello internazionale.
M° Vittorio MEZZA
Vincitore del Premio Editoriale 2020. Volume realizzato con il contributo del Fondo PSMSAD.

BOOK OF COMPOSITIONS – PART I

Book of Compositions – Part I rappresenta una raccolta di composizioni originali di imprinting jazzistico scritte nel periodo compreso tra il 2000 ed oggi.
Si tratta di un volume che comprende solo parte delle composizioni del sottoscritto, alcune registrate in diverse formazioni ed edite da case discografiche in tutto il mondo, altre inedite ma depositate presso la Società Italiana Autori ed Editori di Roma.
Le composizioni sono tutte originali e di matrice jazzistica pur preservando uno stile alquanto originale che le proietta in una dimensione più globale e contemporanea, dunque non jazz stricto sensu.
Esse sono esplicitate per la maggior parte sotto forma di simboli accordali e linee melodiche, dimensione che le rende piuttosto plasmabili come approccio e ulteriore sviluppo improvvisativo; di fatto, molto spazio è lasciato alla creatività e al gusto personale.
Per opinione del sottoscritto il libro BOOK OF COMPOSITIONS PART I aspira certamente a collocarsi nell’ambito didattico con una grande valenza artistica e performativa, prevedendo un riscontro immediato nei Corsi di Jazz dei Conservatori Statali di Musica e nelle librerie specializzate in Europa e nel mondo (per questo verranno stretti accordi specifici con l’Editore).
Molte composizioni contenute nel libro BOOK OF COMPOSITIONS PART I hanno avuto i favori della critica in diversi Paesi del mondo e sono state sia presentate ufficialmente in Festival e venues internazionali sia trasmesse da emittenti radiofoniche italiane ed estere, pertanto troveranno in questo volume la loro cristallizzazione ufficiale alla stregua del famoso ‘’Real Book’’ che tutti i musicisti di jazz utilizzano ormai da molti anni come una sorta di codice comune a livello internazionale.
M° Vittorio MEZZA
Vincitore del Premio Editoriale 2019. Volume realizzato con il contributo del Fondo PSMSAD.
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